venerdì 2 marzo 2018

Recensione Caino e troppe cose da studiare

Ciao a tutti, indaffarati abitanti del popolo elfico. Mi spiace per la prolungata assenza, ma purtroppo in sessione è difficile anche trovare il tempo per respirare, come alcuni di voi sapranno bene!




Come è iniziato queso mese di marzo? Da me benissimo, con grandi e candidi fiocchi di neve. Potrei vivere così per sempre (e in effetti,  forse dovrei proprio andare in un posto dove nevichi -quasi- tutto l'anno, uhmm)

Ad ogni modo, oggi vi lascio con la (brevissima) recensione di un (breve) libro che ho terminato non molto tempo fa. Enjoy e come al solito, scrivete nei commenti cosa ne pensate!

RECENSIONE:

Titolo: Caino
Titolo originale: Caim
Autore: José Saramago
Genere: romanzo
Data di pubblicazione: 2009
Pagine: 142

Prezzo: 15,00 (edizione in foto)
Trama: A vent'anni dal "Vangelo secondo Gesù Cristo", José Saramago torna a occuparsi di religione. Se in passato il premio Nobel portoghese ci aveva dato la sua versione del Nuovo Testamento, ora si cimenta con l'Antico. E sceglie il personaggio più negativo, la personificazione biblica del male, colui che uccide suo fratello: Caino. Capovolgendo la prospettiva tradizionale, Saramago ne fa un essere umano né migliore né peggiore degli altri. Il dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto e invidioso, che non sa veramente quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini. È un dio che rifiuta, apparentemente solo per capriccio e indifferenza l'offerta di Caino, provocando così l'assassinio di Abele. Il destino di Caino è quello di un picaro che viaggia a cavallo di una mula attraverso lo spazio e il tempo, in una landa desolata agli albori dell'umanità. Riscrittura ironica e personale della Bibbia, invenzione letteraria di uno scrittore nel pieno della maturità, compone un'allegoria che mette in scena l'assurdo di un dio che appare più crudele del peggiore degli uomini.


COSA NE PENSO (idee e pensieri sfusi):

Caino. 
Il fratricida.
Il primo assassino.
Secondo quanto riportato dalla Bibbia, il primo uomo che macchiò di sangue le proprie mani e d’oscurità il proprio animo, uccidendo un altro uomo, innescando il primo ingranaggio di una macchina di violenza che avrebbe da quel momento caratterizzato la vita stessa dell’umanità.


Così è dipinto comunemente Caino, un uomo fondamentalmente cattivo, un esempio di crudeltà e disonore.
Così ce lo riportano i testi sacri. 
Ma siamo proprio sicuri di voler accogliere questa interpretazione  -come d’altronde molte altre quando si parla di religione- a priori, senza ragionarci neanche un po’?


Josè Saramago non ne ha voglia, e decide di approfondire gli aspetti di questa ambigua personalità biblica, rovesciando il punto di vista della storia.
E se la malvagità di Caino non fosse totalmente ingiustificata? Se le sue azioni fossero la conseguenza di un’indifferenza, stavolta davvero gratuita, da parte di dio? Cosa ci assicura di poter partire dal presupposto che dio, o dovrei scrivere Dio, sia imparziale e interessato e che i suoi piani siano davvero “imperscrutabili”? Se in realtà questa divinità non fosse altro che un’entità capricciosa e volubile, detenente un grande potere ma carente di capacità gestionali? 


Saramago si destreggia abilmente in questo esperimento, conducendo il personaggio di Caino in un lungo peregrinare che porterà a galla tutte le diverse sfaccettature di una personalità lontana dall’interpretazione semplicistica comunemente associategli. 


Pur essendo idealmente molto distante da ogni tipo di credenza religiosa, cristiana e non, sono riuscita comunque a godere di questa lettura, che resta piuttosto scorrevole e veloce da leggere ed espone in modo chiaro e critico -e non privo di ironia- un concetto di cui, ad ogni modo, ero già persuasa.

Prongs

O.T. chi ha visto American Gods?

sabato 27 gennaio 2018

Gomorra

Hey friends, it's been a long time!

Scusate se sono stata inesistente in questo periodo, ma non avete idea della mole di studio che avevo per questa sessione invernale (e ovviamente ho iniziato a studiare tardi quindi ho dovuto fare tutto di corsa nell'ultimo mese, ops).


Ad ogni modo, sono qui per commentare un libro che è semplicemente una bomba. Non è di certo l'ultimo best seller, ma è un libro di una profonda, profondissima importanza. Avrei voluto leggerlo tempo fa, ma prima ero troppo piccola per capirlo davvero. Leggerlo ora che ho 18 anni, ha molto più senso. Vi lascio alla semi-recensione e spero perdonerete l'assenza delle solite gif.

RECENSIONE:

Titolo: Gomorra
Titolo originale: Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra
Autore: Roberto Saviano
Genere: un po' saggio un po' romanzo
Data di pubblicazione: 2006
Pagine: 331

Prezzo: 14,50 (di copertina, ma oggi lo trovate anche a meno)
Trama: Questo incredibile, sconvolgente viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate - pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi - arrivano al porto di Napoli e, per essere stoccate e occultate, si riversano fuori dai giganteschi container per invadere palazzi appositamente svuotati di tutto, come creature sventrate, private delle viscere. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umano, vengono abusivamente "sversate" nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde - dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi - che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere ma testimoniano utopie farneticanti, pulsioni messianiche, millenarismi oscuri. Questa è oggi la camorra, anzi, il "Sistema", visto che la parola "camorra" nessuno la usa più.


COSA NE PENSO (idee e pensieri sfusi):

Gomorra è un libro che va letto con attenzione, che va capito. È uno di quei libri di cui devi assorbire ogni singola parola, devi darti il tempo di farle penetrare sotto la pelle, dentro le ossa. 
Questo perché Gomorra è uno di quei libri rari e importantissimi che ti spalancano gli occhi, a forza, lasciandoti lì con un sapore dolceamaro in bocca e una sensazione di vuoto che ti riecheggia nella gabbia toracica.

È un tuffo imprudente nella cruda realtà, quella a cui nessuno piace pensare, quella che tuttavia vive sempre a un passo dalla patina di finzione che riempie la nostra quotidianità monotona e falsa. Quella stessa realtà che aleggia, minacciosa e intangibile, quando i genitori rimproverano i propri figli adolescenti perché “devi iniziare ad affrontare la realtà e prenderti le tue responsabilità, non sei più un bambino”.
Ma poi infondo siamo tutti un po’ bambini davanti alle verità che non sappiamo gestire.

So bene che la mia recensione o pseudo recensione arriva tardi, che questo libro è già stato commentato, ricommentato e più che -giustamente- omaggiato, ma poiché ho avuto solo adesso la possibilità di leggerlo, volevo contribuire anche io a sottolineare l’importanza di un messaggio urlato disperatamente e coraggiosamente da un uomo che non riesce più a tenersela dentro, quella verità scomoda e dilaniante, in un atto di denuncia che è al tempo stesso condanna e richiesta di aiuto. 
Aprite gli occhi, siate consapevoli per essere liberi, lottate per la verità, per avere giustizia. 

Con un senso di necessità che nasce da qualche parte nelle viscere, Saviano ci prende per mano trasportandoci nell’impero della camorra campana. Un sistema immenso, che ha in Napoli e provincia il suo cuore pulsante ma che non si limita affatto a tali zone, come erroneamente molti credono -pensando di poter relegare la questione a un’area al di fuori del proprio interesse. 

La camorra è infatti un sistema capillare e ramificato che tocca non solo tutti i centri più importanti d’Italia, ma che arriva ad allungare i suoi artigli in tutto il resto del mondo.

Spagna, Inghilterra, Scozia, Francia, Cina, Giappone, America, Romania, Albania: il Sistema è ormai un colossale pilastro economico mondiale. Con la sua influenza, la camorra fa girare l’economia europea e mondiale.

Saviano riesce a catapultarci nell’atmosfera diroccata della periferia campana, dove i crimini più efferati si concretizzano, nel mantenimento di un equilibrio caotico slegato da ogni legge ufficiale, eppure con una sua causalità. Un certo ordine nel disordine, in cui tutto, TUTTO, dai valori, alle persone, alle cose materiali, sono secondi a un unico anelito insaziabile: il potere. 

Con uno stile unico e incalzante, Roberto Saviano è stato il temerario autore di una storia, a metà tra saggio e romanzo, che ti prende per l’ombelico e ti trascina in un vortice di atrocità e verità mai chiarite, tra violenza e potere, denaro e ignoranza. 

Questa è Gomorra: così è la grande macchina incendiaria della camorra. 


Prongs

giovedì 4 gennaio 2018

Recensione Il mercante di libri maledetti

Buonsalve a tutti amici elfi! 
È iniziato il 2018, a suon di fette di pandoro, ovviamente. E quindi è iniziato nel migliore dei modi: rotolando!


Ad ogni modo, io ho accolto a braccia spalancate questo 2018 e mi sento carica e pronta per fare, vedere, scoprire tantissime cose. Mi sento molto propositiva (nonostante debba preparare 4 esami per fine gennaio, poor me). E voi, siete pronti per il nuovo anno?


Scrivo questo post alle 00:09 perché domani mattina sarò in macchina per tornare a casa, dopo aver passato le vacanze dai miei parenti, dunque devo necessariamente pubblicarlo ora. Spero che qualcuno di voi blogger mattinieri lo veda!

RECENSIONE:

Titolo: Il mercante di libri maledetti 
Titolo originale: Il mercante di libri maledetti
Autore: Marcello Simoni
Genere: romanzo
Data di pubblicazione: 2012
Pagine: 288

Prezzo: 6,90 (edizione in foto)

Trama: Anno del Signore 1205. Padre Vivïen de Narbonne viene braccato da un manipolo di cavalieri che indossano strane maschere. Il monaco possiede un libro molto prezioso, che non vuole cedere agli inseguitori. Tentando di fuggire, precipita in un burrone. Tredici anni dopo Ignazio da Toledo, di ritorno da un esilio in Terrasanta, viene convocato a Venezia da un facoltoso patrizio per compiere una missione: dovrà recuperare un libro molto raro intitolato "Uter Ventorum", lo stesso libro posseduto da Vivïen. Il manoscritto in questione conterrebbe precetti derivati dalla cultura talismanica caldaico-persiana e sembrerebbe in grado di evocare gli angeli, per poter partecipare della loro sapienza. Ignazio si metterà alla ricerca del libro, che secondo le indicazioni è tenuto in custodia nella Chiusa di San Michele presso Torino. Ma alla Chiusa di San Michele, anziché trovare il libro, Ignazio si imbatte in un mistero: l'"Uter Ventorum" è stato smembrato in quattro parti nascoste in Linguadoca e in Castiglia. La curiosità di scoprire il contenuto di quelle pagine lo sprona a proseguire nella ricerca, nonostante il pericolo. Riuscirà svelare tutti gli enigmi che il libro contiene e a evocare gli angeli e la loro sapienza?


COSA NE PENSO (idee e pensieri sfusi):

Leggere questo libro è stato semplicemente un piacere. La storia è un’intrecciarsi affascinante di vicende, personaggi e  luoghi. Sullo sfondo un’ambientazione medioevale con una nota inspiegabilmente fresca, differente da tutti i romanzi di questo genere. 


Ho letto molte recensioni negative riguardo questo romanzo, soprattutto perché è visto come l'ennesima brutta copia de "I pilastri della terra" o "Il nome della rosa".

Ad essere schietti e sinceri, la storia in sé non ha nulla di particolarmente sconvolgente o imprevedibile, nessun colpo di scena da lasciarti completamente stupito, nessuno svolgimento che fosse imprevedibile, eppure…eppure questa storia ha un’atmosfera che cattura e ti tiene incollato lì, fra monaci incappucciati, vecchi tomi impregnati di inchiostro (e muffa), reliquie e oggetti dalle dubbie facoltà mistiche, sette sanguinarie, templari, fanatici religiosi e non, crociati e guerrieri. “Il mercante di libri maledetti” è una storia di virtuosi e vili, traditori e leali, orgogliosi e voltagabbana. È una storia che parla di avventure, di eroismo, di crudeltà ma anche di pentimento, di pregiudizio e di saggezza, di affetto e di violenza. Insomma, non dico che sia il miglior romanzo storico mai scritto, ma non mi sento nemmeno di ripudiarlo inclementemente.





È anche una storia che unisce tante storie diverse. Tutti i personaggi hanno un solido background individuale, un proprio passato, anche relativamente dettagliato, che alla fine fa combaciare tutti i punti della trama come pezzi di un grande puzzle. 
È impossibile non lasciarsi coinvolgere nel lungo peregrinare dei tre protagonisti, e restare impassibile alle loro vicende, alle loro scoperte e avventure. E seguendo questa compagnia ci si catapulta in un viaggio che è un po’ corsa un po’ fuga, via da figure oscure incappucciate, verso un “tesoro” mistico -che si rivela essere poi la cosa meno importante, se paragonata ai rapporti instaurati tra i personaggi. Un viaggio in giro per l’Italia, la Francia e la Spagna, tra chiese riecheggianti e alloggi improvvisati.

Seguire questa storia è stato davvero dilettevole, anche perché è narrata in un modo molto leggero e facile da seguire.
Anche per questo è un libro coinvolgente: le cose procedono veloci, lo stile è conciso, non ci sono punti di stallo o pause e anche i flashback sono diluiti in tutta la vicenda. 
I capitoli, in più, sono spesso molto brevi e le descrizioni talvolta mi sono parse paragonabili alla narrazione cinematografica, in cui gli oggetti sono distinti e nitidi. L’autore, nella narrazione, si concentra sul fornire delle immagini chiare e precise (a volte mi è quasi sembrato zoomasse sui particolari, come se avesse davvero una videocamera: poche informazioni, ma quelle che servono a crearti un’immagine nella mente) piuttosto che disperdersi in caratterizzazioni più approfondite. 


Come ho già detto, non è un’opera particolarmente brillante o destabilizzante o oltremodo significativa. Ma di certo è una lettura veloce, piacevole e soddisfacente, curata nei dettagli ma non pesante o impegnativa.


Ho apprezzato anche l’accenno riguardo la contaminazione di altre religioni in quella cristiana cattolica, argomento significativo, che ovviamente non è stato trattato in modo documentato e "saggistico" nel romanzo -com'è giusto che sia, perché non è un saggio, ma un romanzo- ma che viene proposto sommariamente e può forse stimolare la curiosità del lettore.  



E poi le storie piene di simboli, misticismo, alchimia e robe simili mi piacciono sempre (W Dan Brown).

Per me sono 3 piccoli iron man:

3 su 5


2 su 5


3 su 5


Voi che ne pensate? L'avete letto? Fatemelo sapere in un commento!

Prongs





mercoledì 27 dicembre 2017

My Christmas tradition and WWW Wed

Hello everybody, listen up! *canticchia placidamente*
Come stanno andando queste meravigliose bellissime feste? Io ADORO il Natale, l’inverno, il freddo. 
Oh, dammit, sono nel mio elemento. Avete festeggiato? Vi siete sfondati fino ad esplodere di pandoro e cibo della nonna? Avete ricevuto bei regali, a parte i soldi dei parenti che non vedete mai e probabilmente non sanno nemmeno quale sia il vostro nome per esteso? 
Spero di sì. Natale è una di quelle feste che tutti meriterebbero di vivere nel modo migliore possibile.



Per quanto riguarda me, ho sempre adorato questa festa nella mia famiglia. Il cibo, i giochi, i regali, confronto generazionale tra nonni, zii, nipoti e cugini. 
C’è un momento bellissimo in cui ci sediamo tutti nella sala da pranzo, con i dolci ancora in tavola e attendiamo di aprire i regali tutti insieme, l’albero quasi inghiottito dalla montagna di regali portati da quattro o cinque nuclei familiari. E quando anche l’ultima mano golosa ha afferrato una fetta di pandoro, si dà il via allo scartocciamento dei regali e io e la mia cuginetta di sette anni (le più piccine della famiglia) iniziamo a distribuire le scatole colorate e piene di nastri e fiocchi a tutti. Momento di caos generale, tutti che ridono e commentano in un sovrapporsi di voci e ringraziamenti che volano un po’ così, a destra e a manca, che poi tanto dopo due minuti già non ricordi più chi ti ha regalato cosa. C’è anche chi urla invano di fare silenzio, perché l’idea sarebbe di aprire i regali uno per volta, ma è difficile tenere a bada le mani che tastano i pacchetti colorati. Il Natale nella mia famiglia è bello perché è un po’ vecchio stile, per un momento nessuno si ricorda di controllare il telefono o di accendere la televisione, si sta solo lì, tutti insieme.



E quest’anno è stato ancora più speciale, perché in qualche modo sono riuscita a raggruppare quattro generazioni attorno a un giradischi. Non ricordo di averne parlato prima d’ora, perciò lo dico adesso: ho una colossale passione per il vinile. 


Nonostante io sia nata ben dopo l’avvento dei CD, i dischi in vinile e i giradischi hanno sempre generato una forte fascinazione su di me -un po’ come le vecchie macchine da scrivere. Perciò a Natale ho recuperato dei vecchi dischi dalla mansarda di mia nonna e improvvisamente eravamo tutti attorno al giradischi che ronzava, ballando a modo nostro sulle note dei The Police (nemmeno mi piacciono i Police, ma era bello lo stesso). 
Dalle nonne sull’uscio della porta che “ma chi è che canta”, a mia madre, mio zio e le mie zie che improvvisamente parevano essere tornati tutti ragazzini, quando quei dischi li ascoltavano quotidianamente, a me e le mie cugine e persino la più piccola, che si divertiva a vederci divertiti. (Che espressione impagabile ha fatto di fronte al “CD gigante”!)


Adesso vi ho annoiati anche troppo con le mie chiacchiere! Perciò passiamo dritti a questa rubrica che non aggiorno da UN SECOLO.

WWW WEDNESDAY



domenica 24 dicembre 2017

Demopizza e Stranger Things NO SPOILER

Okay, l’ho fatto di nuovo. Sono scomparsa per un secolo. La mia assenza è riconducibile principalmente a:
  1. Università (cose da fare, persone da conoscere, corsi da seguire e orari da rispettare - cosa in cui fallisco miseramente)
  2. Preappello (di fisica, pochi giorni fa, so boring)
  3. Insomnia di Stephen King. Mi sta piacendo, davvero, ma dura DECENNI, SECOLI, ERE GEOLOGICHE
  4. Ho finalmente guardato Stranger Things: ha assorbito tutta la mia attenzione, tutte le mie energie, tutta me stessa (l’ho ovviamente adorato)


Però ora sono qui, and I’m just ready to go.

Ed è proprio di Stranger Things che voglio parlarvi stasera, la nuova (o quasi) serie tv Netflix che ha spopolato dappertutto negli ultimi mesi, sul web e non solo. La serie che ha rapito il cuore a tutti e che ha fatto parlare molto di sé e dei suoi protagonisti e interpreti. La serie che mi ha indotta a sentire la necessità di rivalutare la mia selezione di Serie Tv preferite, fino a portarmi alla conclusione che meritava un posto insieme alle altre. 

In questa breve review voglio spiegarvi perché questa serie mi ha conquistata e cosa la rende, secondo me, una delle trovate più brillanti di produzione Netflix.

Innanzitutto, l’ambientazione. Parte la sigla introduttiva e il mio cuore già esplode di felicità perché è tutto, tutto, un back to the 80s. E io, diciottenne disperatamente nata nella generazione sbagliata, che vivo in un mondo a parte in cui è ancora il 1969 e i Led Zeppelin hanno appena rilasciato il loro primo album, non posso che innamorarmene follemente, dai vestiti ai capelli ai walkie-talkie alla musica alle vecchie polaroid. Stranger Things ambienta le sue vicende nella tranquillissima cittadina di Hawking, Indiana, in un lasso di tempo che va dal 1983 al 1984. Ma la cosa spettacolare è che questa serie tv potrebbe verosimilmente essere la trasposizione di uno dei primi romanzi di Stephen King. Avete presente più o meno l’ambientazione de “Le creature del buio”? Ecco è a quello che mi sto riferendo. E se non vi è mai capitato sotto mano questo libro di King lasciate che cerchi di spiegarvi con un brainstorming: inquietante, tommyknockers, mostri, piccole città in America, fine ’80, invasione, lavaggio del cervello, vecchia musica, vecchi libri, cani strani. Ovviamente le storie sono molto diverse e Stranger Things presenta sfaccettature più ottimistiche e accoglienti del romanzo di King, con messaggi d’amicizia e speranza che mancano in “Le creature del buio” -che poi vuole essere un prodotto horror, perciò è giusto così. La sigla parte con una musichetta suggestiva e i caratteri del nome dello show sono nello stesso preciso carattere dell’edizione che posseggo di molti libri di King. 
Inoltre ciascun episodio viene presentato come capitolo di un libro (forse anche questo mi ha suggerito l’analogia).


martedì 28 novembre 2017

Recensione folle follia nel regno dei pirati matti ah ah ah (?)

Ehilà amici dell'upside down, che vento tira dalle vostre parti?
Perdonatemi per queste due settimane -abbondanti- di silenzio stampa, ma sto cercando di tenere il passo all'università ed essendo tutto nuovo e sconosciuto, questo richiede un po' di impegno! 
Ma mantenete forti i vostri valorosi cuori d'acciaio, ciurma, che il capitano di questa nave di folli non v'abbandona! Ci sono oceani da esplorare, onde da valicare, cieli da scoprire, terre da setacciare, regni da conquistare! Heey-oh!




RECENSIONE:

Titolo: Follia
Titolo originale: Asylum
Autore: Patrick McGrath
Genere: romanzo
Data di pubblicazione: 1996
Pagine: 294

Prezzo: 14,50 (edizione in foto)
Trama: "Le storie d'amore contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni". Inghilterra, 1959. Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera - la passione letale fra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell'ospedale, e Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato. È una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malìa talmente forte da risultare quasi incomprensibile - finché lentamente non ne emergono le ragioni nascoste.



COSA NE PENSO (idee e pensieri sfusi):

NOTA: non ci sono veri e propri spoiler espliciti, ma potreste rovinarvi l’effetto sorpresa leggendo!

Disturbante.
Ecco il termine che userei se dovessi definire “Follia” di Patrick McGrath. 
Disturbante perché la storia narrata è insidiosa e morbosa, è una malia accattivante e malata che ti cattura e ti costringe a continuare a leggere, anche se infondo tu vorresti smettere. 



lunedì 6 novembre 2017

Recensione della storia di un curioso investigatore

Hello everybody! 
Avete tirato fuori i maglioni? 
Qui inizia a fare freddo e non c'è nulla di più bello! 

Oggi vi propongo la recensione di un libro piuttosto particolare...

RECENSIONE:


Titolo: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Titolo originale: The Curious Incident of the Dog in the Night-Time
Autore: Mark Haddon
Genere: romanzo
Data di pubblicazione: 2013
Pagine: 247

Prezzo: 12,00 (edizione in foto)
Trama: Quando scopre il cadavere di Wellington, il cane della vicina, il giovane Christopher Boone capisce di trovarsi davanti a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, era così bravo a risolvere. E incomincia a scrivere un libro, mettendo insieme gli indizi del caso dal suo punto di vista. Un punto di vista un po' speciale, perché Christopher soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo, e ha un rapporto molto problematico con il mondo. Indagando sull'assassinio del cane, Christopher inizia a far luce su un mistero ben più importante che lo riguarda da vicino. Come è morta sua madre? Perché suo padre non vuole che lui faccia domande ai vicini di casa? Per rispondere, Christopher dovrà intraprendere un viaggio iniziatico in luoghi e situazioni per lui difficilmente tollerabili, approdando a una sorta di età adulta, orgoglioso di sapersi muovere nel mondo caotico e rumoroso degli altri.


COSA NE PENSO (idee e pensieri sfusi):

Questo libro mi è capitato fra le mani. Non avevo realmente programmato di leggerlo, e infatti non l’ho comprato. Ma mi sono imbattuta in una copia e ho deciso di leggerlo, senza nemmeno aver dato uno sguardo alla trama o avere la minima idea di quello di cui parlasse. 
E sapete una cosa? L’ho semplicemente adorato.