Who am I?

Era una fredda mattinata di novembre. 
Il vento soffiava impetuoso e leggero, trascinandosi dietro un turbinio di foglie già cadute nel rosso abbraccio autunnale, mentre riempiva l’aria del suo ruggito fragoroso. 
Il cielo grigio accoglieva nel suo ventre plumbeo la promessa elettrica di una gran tempesta. La strada era deserta; tutti erano fuggiti quando avevano percepito l’odore pungente della pioggia.
Tutti, o quasi.
Tutti, tranne una figura solitaria, in piedi a lato della strada. Una figura femminile, avvolta in un cappotto pesante, immobile nel mezzo della folata di vento. Se ne stava a occhi chiusi, i capelli mossi e scuri sferzati da quelle fredde mani intangibili, colpivano con qualche ciocca riccia il viso tondo e dalla carnagione olivastra così stridente col pallore dell’ambiente circostante. 

Improvvisamente, la figura spalancò le braccia, quasi a voler accogliere dentro di sé quel vento e quell’aria che si portava dietro l’odore di pioggia imminente, o forse quasi sperando di poter volare via nel vento.
Alla ragazza parve di avvertire una bolla calda e piacevole allargarsi nel proprio petto e per un istante l
e sembrò quasi di poter udire la voce roca e profonda del vento chiamare il suo nome: Giulia, Giulia, Giulia…

Poi, eccolo, il primo tuono. 
Cupo, irraggiungibile e così vicino, parve rimbombargli fin dentro le ossa. Giulia ispirò profondamente, sentendo l’aria fredda e purificante riempirle i polmoni. Poi abbassò le braccia, per aprire la borsa marroncina e piena di spille che le stava appesa a una spalla. Vi infilò dentro la mano, scontrandosi con la copertina rigida di uno dei due libri che aveva afferrato al volo prima di uscire di casa, frugando tra  l’ombrellino pieghevole che tanto sapeva non avrebbe usato, le chiavi di casa, il pacchetto di chewing gum quasi terminato e infine, quello che la sua mano cercava, un paio di cuffiette nere e consumate. 
Richiuse la borsa con una mano, tirando con l’altra il telefono fuori dalla tasca del cappotto.
Infilò il cavo delle cuffie nel cellulare e uno dei due auricolari all’orecchio, lasciando l’altro libero. Fissò per un momento lo smartphone che tanto detestava quanto utilizzava, quell’apparecchio di cui avrebbe fatto volentieri a meno se non fosse ormai necessario a mantenersi in contatto col mondo. Ogni tanto si chiedeva se ne valesse poi tanto la pena. Ogni tanto si rispondeva di no.
Ma almeno, aveva una cosa positiva. La musica.
Fece partire la canzone nel momento esatto in cui la prima goccia le precipitò in viso.
Tutto esplose di un piacere così intenso da fare quasi male. Giulia si strinse nel cappotto, dimentica di tutto tranne che di quella pioggia e quel vento, di quella vecchia canzone dei Led Zeppelin che accompagnava la sua mente e il suo corpo verso quella bolla di felicità, dimentica di quelle foglie gialle e arancioni che le vorticavano allegramente intorno, danzando con lei e con la pioggia, mentre tuoni sempre più potenti ruggivano dall’alto la propria approvazione, mentre il mondo si lasciava finalmente andare, incurante delle cattiverie, delle ingiustizie, della solitudine, della frustrazione e del dolore, della stupidità di coloro che non sapevano vedere la bellezza delle cose. 

Ormai la pioggia incalzante aveva inzuppato le scarpe leggere di Giulia, i cui occhiali erano talmente pieni di goccioline, che la ragazza non riusciva più a vedere nulla. Se li sfilò giù dal naso e tirò da sotto il cappotto la manica del vestito che indossava, usandola quindi per asciugare un po’ le lenti. Riposizionò dunque gli occhiali tondi sul naso piccolo e dritto e volse nuovamente gli occhi castani verso le nuvole cariche d’acqua, mentre una canzone dei Pink Floyd seguiva la precedente. 

Guardando le sfumature di quel cielo tumultuoso le venne voglia di fotografarlo. Aveva il telefono, ma era diverso dalla macchina fotografica che, pensò con rammarico, era in camera sua appoggiata sulla libreria bianca.
Pensò allora che sarebbe stato bello disegnarlo e i polpastrelli le formicolarono dalla voglia di afferrare il suo album e la matita scura, di avvertire la pressione della grafite sulla carta immacolata. Ma anche quello era fuori discussione, a meno di non voler disegnare su un gran mucchio di carta impregnata d’acqua piovana. 

Decise allora che la cosa migliore sarebbe stata semplicemente godersi quel momento, assaporando la pioggia e ballando con il vento, fissandolo nella mente per poi scriverne in seguito. 
A volte, pensò, le cose vanno semplicemente vissute, perché se c’era una cosa certa, quella era che la vita fosse in quel momento, non prima e non dopo. 
La vita era quella musica e quel freddo.  

La ragazza di nome Giulia spalancò nuovamente le braccia, sollevando il mento verso il cielo, consentendo così all’acqua gelida di insinuarsi sotto il cappotto pesante, gelida sulla sua pelle calda. 

Rabbrividì e poi inspirò nuovamente, assorbendo tutto quel buon odore e desiderando fortemente una tazza di scuro caffè bollente.
Con un sorriso e una mezzo saltello, Giulia si voltò, salutando quei confortevoli compagni e prese a correre verso casa, dove, pensò, avrebbe guardato un vecchio film vicino alla finestra battuta dalla pioggia, con la sua tazza di caffè e magari dopo -magari- avrebbe ordinato una bella pizza.





È difficile parlare di sé. È difficile perché molto spesso il modo in cui noi percepiamo noi stessi è molto diverso da quello in cui ci percepiscono gli altri. 
È difficile perché a volte attribuire a sé stessi dei pregi sembra ingiusto e vanesio e pretenzioso, ma pare altrettanto ingiusto essere troppo intransigenti e prodighi nell’attribuirsi difetti. 
Siamo tutti fatti di luce e ombra e spesso il confine è dolorosamente confuso. 
Per questo, ho deciso di scrivere questo piccolo spezzone di storia rubato al tempo e allo spazio, nella speranza che aiutasse me a introdurre me stessa e voi a capire meglio chi sono. 
Perché Giulia è pioggia e tempesta, ma non come ci si aspetterebbe. Non è una pioggia malinconica e morbosa o oscura e cupa, è una pioggia purificante, fresca, vera, profonda, è vento gioioso che fa ridere e fa apprezzare l’intensità della vita, il temporale che ti fa cogliere la passione turbolenta dell’esistenza (ha senso? Forse no).

Se non avete capito nulla di me da quello che ho scritto prima (cosa non del tutto improbabile), vi faccio un resoconto.

Chi sono: 

Giulia
-anche detta Prongs-
18 anni
vivo a Verona da 7 anni
originaria di Napoli


Che faccio:

Frequento il primo anno dell’Università di Medicina. 
Sono determinata a portare a compimento questo progetto, una delle mie passioni più grandi. 
Ma non l’unica. 
Infatti ho scelto di intraprendere questo percorso consapevole della sua difficoltà ma più che mai decisa a non abbandonare mai e a nessun costo ciò che mi rende la persona che sono: la mia cultura, le mie passioni. 



Le mie passioni:

I miei libri, la mia musica, i miei film, i miei disegni, le mie fotografie, le mie serie tv, la scrittura. 
Queste le principali, ma sono una persona curiosa e mi piace imparare cose nuove. 




Se qualcuno ti incontrasse per strada, cosa vedrebbe?

A primo acchito potrei sembrare un po’ strana.
Con molta probabilità mi beccherebbe per strada con la maglia di qualche band rock/hard rock, mentre canticchio stonando e muovendo spasmodicamente le dita della mano in una blanda imitazione di un qualche strumento. Di solito la gente mi guarda male, ma ogni tanto c’è qualcuno che sorride. 
La prima impressione che potreste avere di me parlandomi è che sia sinceramente una psicopatica, ma vi sbagliate; sono solo una sociopatica iperattiva. 





Libri:
Prevalentemente qualsiasi cosa sia un parallelepipedo di carta macchiata d’inchiostro. Ma nessun libro tondo o piramidale sarà discriminato con me! Sono un’onnivora, dai romanzi ai gialli, dai classici agli ya, dai fantasy alla poesia. Come ho già detto, sono curiosa, leggo di tutto. Non mi inoltro nello specifico perché sapete anche voi che entriamo in un territorio pericoloso e potrei scrivere una Commedia sui libri che mi piacciono che, Dante, spostate!





Musica:
Rigorosamente rock ’n roll, mates! Sono ossessionata da tutte le pietre miliari del buon sano rock/hard rock, prevalentemente tra gli anni ’50 e ’90. Ma amo anche qualcosa di punk rock, grunge e metal (anche se sono ancora acque inesplorate quelle del metal).

AC/DC, Rolling Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd, The Beatles, Elvis, The Doors, Guns ’N Roses, David Bowie, Black Sabbath, Bon Jovi (ni), Queen, Jimi Hendrix, The Who, Janis Joplin, Nirvana, The Clash, Sex Pistols, The Cure, Metallica, Iron Maiden, Korn.

Ve ne ho elencati giusto alcuni scorrendo la mia playlist.

La mia ossessione per i Led Zeppelin è fuori controllo (sorrynotsorry).





Film:
Come per i libri, non mi faccio molti problemi quando si tratta di guardare un film. Ovviamente non tutto mi piace, detesto gli horror e le commedie sdolcinate adolescenziali che sono tutte uguali. Quelli d’animazione di solito mi annoiano da morire (con le dovute eccezioni).
Adoro i cult d’epoca, i film di Tarantino e di Sergio Leone (con le colonne sonore di Morricone sono la morte), i classici come Casablanca o Il padrino, alcuni di Stanley Kubrick, i fantasy (un po’ meno quelli di fantascienza), come la saga del Signore degli Anelli. Mi piacciono le commedie, come i film di Woody Allen e alcuni romantici non troppo idioti, quelli d’azione, d’avventura e qualche thriller. 
Alcuni tra gli attori che preferisco sono: Marilyn Monroe, Audrey Hepburn, Gene Wilder, Robin Williams, Robert De Niro, Johnny Depp, Jim Carrey, Meryl Streep, Uma Thurman, Anne Hathaway, Lily Collins, Jack Black, Emma Watson e non me ne vengono in mente altri ma sono sicura che ci siano.




Stagione preferita:
Dopo quell’intro, c’è davvero bisogno che vi dica inverno, inverno e ancora inverno?



Cibo:
La mia top 3 è CAFFÈ, PIZZA e BISCOTTI. 
Poi il cibo è tutto buono.




Serie tv:
Oh, ce ne sono a bizzeffe e se iniziassi a parlarne ora resteremmo qui fino a domani. 
Tra le mie preferite, vi consiglio: 
Game of Thrones, Supernatural, Grey’s Anatomy, Gilmore Girls, Sherlock, Once Upon a Time (però le ultime due stagioni fanno un po’ pena), Mr. Robot.





Altro su di te?

Sono stata prontamente investita della carica di Grammar-nazi ufficiale, in virtù della mia irritante tendenza a correggere tutte le sbagliate coniugazioni dei congiuntivi -e non solo- delle malcapitate vittime. (che poi ogni tanto di errori ne faccio anche io ma vabbè)

Amo studiare e imparare. 
La cultura è tutto per me. Conoscere ti rende libero, libero di vivere e di scegliere consapevolmente in questo mondo.


Tendo a mettere riferimenti nerd in tutto ciò che pronuncio. 
Ogni tanto dico cose senza senso. 
Ballo in pubblico, mettendo in imbarazzo le persone. 
In generale, faccio cose che di solito mettono in imbarazzo le persone. 

Sono simpatica, lo giuro.






Se avete avuto la forza d'animo di leggere tutto questo fin qui vi voglio bene e vi meritate un biscotto gigante.

Love, 

Prongs 

1 commento:

  1. Ciao! Volevo invitarti al mio giveaway di natale, 27 ebook e 3 cartacei in palio.
    Ti lascio in link: http://chelibroleggere.blogspot.it/2015/11/giveaway-calendario-natalizio.html

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