martedì 28 novembre 2017

Recensione folle follia nel regno dei pirati matti ah ah ah (?)

Ehilà amici dell'upside down, che vento tira dalle vostre parti?
Perdonatemi per queste due settimane -abbondanti- di silenzio stampa, ma sto cercando di tenere il passo all'università ed essendo tutto nuovo e sconosciuto, questo richiede un po' di impegno! 
Ma mantenete forti i vostri valorosi cuori d'acciaio, ciurma, che il capitano di questa nave di folli non v'abbandona! Ci sono oceani da esplorare, onde da valicare, cieli da scoprire, terre da setacciare, regni da conquistare! Heey-oh!




RECENSIONE:

Titolo: Follia
Titolo originale: Asylum
Autore: Patrick McGrath
Genere: romanzo
Data di pubblicazione: 1996
Pagine: 294

Prezzo: 14,50 (edizione in foto)
Trama: "Le storie d'amore contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni". Inghilterra, 1959. Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera - la passione letale fra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell'ospedale, e Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato. È una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malìa talmente forte da risultare quasi incomprensibile - finché lentamente non ne emergono le ragioni nascoste.



COSA NE PENSO (idee e pensieri sfusi):

NOTA: non ci sono veri e propri spoiler espliciti, ma potreste rovinarvi l’effetto sorpresa leggendo!

Disturbante.
Ecco il termine che userei se dovessi definire “Follia” di Patrick McGrath. 
Disturbante perché la storia narrata è insidiosa e morbosa, è una malia accattivante e malata che ti cattura e ti costringe a continuare a leggere, anche se infondo tu vorresti smettere. 





Di questo libro ho apprezzato particolarmente il modo in cui tutta la storia viene presentata, analizzata da un punto di vista scientifico. Patrick McGrath non ci dà solo i fatti nudi e crudi, ma anche gli strumenti per poterli capire e spiegare in una chiave puramente psicologica. 
Le patologie della mente sono difficili da individuare e da comprendere, così l’autore ci permette di saltare uno step e rielabora già la storia, distribuendo le carte sul tavolo, in modo che siano tutte più visibili. 
La voce narrante è infatti quella dell’amico e psichiatra Peter Cleave, che recupera e riorganizza tutti gli elementi della storia di Stella, della sua famiglia e della "causa" della sua patologia, Edgar.



E tuttavia, non riuscivo a fidarmi completamente di quella voce. La storia ci si presenta così, già più o meno sviscerata. Man mano che il romanzo proseguiva il tutto veniva esposto sotto la luce di una certa conclusione, ma c’era qualcosa che non mi tornava in questa narrazione. 
Qualcosa nel modo stesso in cui veniva narrata, che mi turbava più dei fatti in sé.

La vicenda di Stella Raphael, infatti, è la storia di un’ossessione implacabile, ma che tuttavia cela un’ossessione ancora più inquietante e sottile, che si riesce a cogliere soltanto alla fine di tutto, all’ultima pagina. 
Sì, perché quest’ossessione più grande e spaventosa è la nostra, o meglio quella di colui che narra la storia, che però è la lente attraverso cui vediamo le cose; è per questo che arriviamo ad essere noi i malati, noi gli ossessionati.



Perché il punto di vista attraverso cui Patrick McGrath ci fa vivere questa storia è quello di un personaggio apparentemente sano, che vede le cose da un punto di vista privilegiato, vicino ma non promiscuo. Apparentemente
Perché in realtà tutta questa vicenda così dettagliatamente narrata non è altro che il frutto della spasmodica osservazione di questo personaggio che gode della posizione marginale e eccezionale che il suo incarico gli concede. 
Peter è infatti lo psichiatra comprensivo, amico, che si insinua lentamente nella vita di Stella, che arriva piano a giostrare la sua vita e quella di Edgar. 
Il modo in cui giunge a toccare l’esistenza dei due è bruscamente interrotto solo da un’evento imprevedibile anche per lui e che tuttavia non metterà mai fine alla sua ossessionante mania.




Quando ho iniziato a leggere “Follia” ho pensato che fosse una lettura interessante, soprattutto per la narrazione da un punto di vista medico, che la rendeva così peculiare. Penso però che non sarei mai stata così entusiasta se il finale non avesse esposto così il personaggio narrante. La vicenda di Stella è certamente una tragedia affascinante e coinvolgente, ma non meritevole di particolari lodi, non più di molte altre storie simili. Quello che mi rende assolutamente contenta di aver letto questo romanzo è proprio questo rovesciamento finale, che ti fa vedere il tutto in chiave totalmente diversa, e dà un valore differente a tutta la storia.


In conclusione, è un libro che vi consiglio. Non fatevi scoraggiare se ci sono parti che sembrano più lente, ne vale la pena.


E voi che ne pensate? Avevate già letto Follia? 
Lasciate un segno del vostro passaggio e mangiate tanti biscotti!

Prongs


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